La leggenda narra che lungo il percorso sterrato che porta a Baro ci sia un luogo magico. Un tratto di strada, costeggiato da alberi e vegetazione durante la stagione delle piogge. In questo luogo gli abitanti dicono di avere delle potenti visioni che li lascia estasiati. Sono apparizioni stupende e spaventose al tempo stesso. Verso sera, passando di là, si possono incontrare le fate: donne bianchissime, dai lunghi capelli biondi, vestite di bianco, con gli occhi chiari ed i lineamenti delicati e bellissimi. Sono donne meravigliose, ma con un grande potere che incute anche timore, tanto sono differenti, per caratteristiche fisiche, dagli abitanti del luogo. La loro eccezionalità le rende misteriose maghe nella fantasia della popolazione. Del luogo delle fate ci racconta padre Gianfranco Iacuzzi, proprio mentre passiamo in quel tratto di strada con la sua jeep un po’ scassata (e che per la verità, a tratti, si spegne pure). Una sbirciata intorno la diamo. Specie padre Gianfranco che passa di lì più volte la settimana per andare nella sua Baro a dire messa e a trovare la sua gente. Chissà se, in cuor suo, serba la remota speranza d’incontrare le fate. Ma quelle che vediamo lungo la strada che da Mongo conduce a Baro, sono solo donne e bambine che lavorano i campi o prendono l’acqua ai pozzi, che si occupano delle loro incombenze quotidiane. E sarà il luogo, sarà la suggestione del racconto o la realtà che si mescola alla leggenda, ma a noi le fate sembrano proprio le donne della regione del Guera.